Anche se moderna e quindi in qualche modo più turistica, la festa a Mare agli scogli di Sant’Anna ha un ruolo di primo piano tra le ricorrenze popolari dell’isola d’Ischia. La festa vera e propria venne istituita nel 1932 su auspicio e impulso dell’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.), nell’ambito di un più generale piano di costruzione dell’identità nazionale, che fosse, naturalmente, coerente con la pretesa ideologica del fascismo di plasmare l’uomo nuovo.
Nel caso specifico si trattò di dare ufficialità ad un’antica consuetudine dei pescatori di Ischia Ponte che, il 26 luglio, giorno di di ricorrenza della santa, erano soliti recarsi in barca, insieme alle mogli incinte, in una cappella della vicina baia di Cartaromana per venerare un’effigie della madre della Madonna. Il rito devozionale era chiaramente augurale e propiziatorio del buon esito della gravidanza, tant’è che, durante il breve tragitto di ritorno, venivano consumati dei pasti frugali a bordo delle imbarcazioni.
Ad alcuni dei partecipanti a questa piccola sfilata venne l’idea di farne un palio per premiare la barca che fosse stata meglio addobbata per celebrare l’usanza. L’introduzione di un elemento ludico-agonistico determinò così un primo importante cambiamento di significato della ricorrenza. Non più, solo, "Festa a mare", ma innanzitutto "Festa delle Barche".
Per anni le "barche addobbate" misero in scena vicende ed episodi storici liberamente reinterpretati dai partecipanti alla competizione. Successivamente, negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, si diffuse la pratica di abbinare le scenografie delle barche a temi e festival canori, vuoi, per la difficoltà di trovare sempre nuove storie che avessero un impatto “teatrale”, vuoi, per dare impulso alla nascente industria del turismo.
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